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Accadde oggi: 4 ottobre 1958 nasce a Bagnacavallo Francesco Damiani…Auguriiiii
Ieri abbiamo fatto gli auguri a Sandro Mazzinghi per i suoi 80 anni. Oggi facciamo gli auguri a Francesco Damiani per i suoi 60 anni essendo nato a Bagnacavallo il 4 ottobre 1958. Quei venti anni in più danno una dimensione particolare, ma i 60 anni in questo caso ci fanno ricordare un campione che ha scelto la strada dell’abbandono in silenzio, quasi con la paura di dare fastidio e di costringere “le penne” dei giornalisti a faticare “per colpa sua”. Non è così perchè quest’occasione ci ha un po’ risvegliato e costretto a non fare paragoni tra ere pugilistiche ed età, gli anni ’60 sono stati importantissimi e nessuno lo può negare, ma anche gli anni ’80 hanno avuto la loro particolare importanza. L’era non determina il campione, che invece rimane tale sempre. Il colosso di Bagnacavallo è stato il secondo italiano a conquistare il titolo mondiale dei massimi e lo ha fatto nell’era in cui nasceva Mike Tyson. Più che un pugile Francesco era uno sportivo, dal calcio alla pallavolo erano state le sue prime scelte. Poi a un certo punto decide per la boxe, non facciamo il solito discorso per irrobustire il fisico, ma perchè lo sport individuale gli entra nel sangue, lui contro l’avversario, lui contro tutti. Dal 1978 al 1981 vince gli Assoluti, non perchè mancano gli avversari, semplicemente perchè è il più bravo di tutti, non perchè sul ring è il più forte e il più potente, semplicemente, perchè ha qualità adatte al suo fisico da un quintale, ma anche perchè sul ring usa il cervello. Si fa le ossa vincendo tornei internazionali e un’importante quanto fugace apparizione alle Olimpiadi di Mosca nel 1980. Il dado è tratto e a Tampere nel 1981 conquista l’europeo. Eccolo partecipare ai Mondiali di Monaco l’anno successivo dove compie il suo capolavoro battendo in maniera netta il cubano Teofilo Stevenson, forse il più grande di tutti i tempi parlando di dilettanti. Viene sconfitto in finale dall’americano Tyrell Biggs. Il verdetto fa molto discutere, come farà molto discutere quello che avverrà alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984. Nel frattempo tanto per tenersi in esercizio aveva conquistato l’oro agli europei di Varna e la Coppa del Mondo a Roma. A Los Angeles si ritrova davanti in finale Tyrell Biggs. Damiani vince in maniera netta, non la pensa così la giuria, ma invece lo pensa chiunque abbia visto quel match.
Cerca di smaltire l’ingiustizia e la rabbia passando tra i professionisti. E’ il momento della boxe romagnola, insieme ai fratelli Stecca e a Nati si affida al procuratore Elio Ghelfi e all’organizzatore Umberto Branchini. Dopo una bella serie di vittorie ottiene il lancio definitivo nel 1987 quando spazza via in un round il non disprezzabile Ed Gregg e batte ai punti il mastodontico James Broad, classificato tra i primi 10 nel mondo. Dulcis in fundo diventa anche campione d’Europa schiantando al VI round lo svedese Anders Eklund. Nel 1988 chiude il suo discorso di superiorità affrontando Tyrell Biggs, stavolta non c’è bisogno di una soluzione ai punti perchè l’americano viene salvato da una punizione grazie ad una ferita. Nasce una nuova sigla mondiale la WBO e il primo match vede di fronte Damiani e il sudafricano Johnny Du Plooy, un giovane dal destro micidiale. Il gigante di Bagnacavallo corona il suo sogno e un lungo inseguimento, l’avversario subisce il più classico dei ko al 3° round sul ring installato allo Stadio San Nicola di Siracusa. Perderà il titolo nel famoso Albergo di Donald Trump ad Atlantic City prima del limite, con molte attenuanti, ad opera di Ray Mercer che era stato dominato per 8 round prima di vincere per ko al IX. Si parla di sfide con Mike Tyson ed Evander Holyfield, ma Francesco dopo la sconfitta con Oliver Mc Call dice basta nel 1993. Non abbandona la boxe, ma diventa il tecnico della Nazionale, ha un forte ascendente sui suoi allievi che lo seguono con rispetto. In pratica è all’angolo della Nazionale quasi in maniera costante per ben tre Olimpiadi, due delle quali cariche di successi. Francesco non nasconde dopo Rio di dire basta in maniera definitiva anche a questo incarico. E’ un uomo saggio che coltiva i suoi interessi e la famiglia, con un occhio nostalgico verso la boxe, che forse gli ha dato qualcosa di meno di quello che avrebbe meritato